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Gesù ci ama più di chiunque altro – 15.06.2025

 Marco 14:26 Poi cantarono l’inno e uscirono diretti al monte degli Ulivi.
27 Gesù disse ai discepoli: - Tutti voi perderete ogni fiducia in me, infatti nella Bibbia è scritto: Dio colpirà il pastore e le pecore saranno disperse.
28 Ma quando sarò risuscitato vi aspetterò in Galilea.
29 Allora Pietro gli disse: - Anche se tutti gli altri perderanno ogni fiducia, io no!
30 Gesù replicò: - Io invece ti assicuro che oggi, proprio questa notte, prima che il gallo abbia cantato due volte, già tre volte avrai detto che non mi conosci!
31 Ma Pietro con grande insistenza continuava a dire: - Non dirò mai che non ti conosco, anche se dovessi morire con te! Anche gli altri discepoli dicevano la stessa cosa.


Nei due messaggi precedenti relativi allo studio espositivo del Vangelo di Marco abbiamo visto le prime due di almeno tre parole chiave che emergono da questo testo:
Lode — Marco 14:26 - Salmo 136
Profezia — Marco 14:27,28


5 PROFEZIE DI GESÙ:
a) I discepoli si sarebbero scandalizzati — Marco 14:27a
b) Gesù sarebbe stato colpito da Dio — Marco 14:27b
c) Gesù profetizza che sarebbe risorto dai morti — Marco 14:28a
d) Gesù dice che avrebbe incontrato i discepoli in Galilea — Marco 14:28b
e) Gesù profetizza il rinnegamento di Pietro — Marco 14:30
...ma c’è una terza parola chiave in questo testo:


Orgoglio
Notiamo che non c’è una reazione positiva e costruttiva da parte di Pietro e neanche da parte degli altri discepoli, davanti alle parole profetiche di Gesù. Non si rimettono in discussione. Perché? Una sola parola: orgoglio.
Forse usare questo termine ci aiuta a confrontarci personalmente meglio con ciò di cui stiamo parlando. Pietro è concentrato su sé stesso. E questo è il cuore dell’orgoglio: essere centrati su sé stessi. Pietro pensa solo a sé stesso.
Tutto ciò che gli importa è il ruolo che occupa tra i discepoli.
Quante volte siamo stati più preoccupati di “fare bella figura” in chiesa o sul lavoro, piuttosto che ascoltare quello che Dio ci stava dicendo davvero? Per esempio, quando partecipiamo a un servizio solo per sentirci apprezzati o riconosciuti...
È possibile che vi siano persone qui che hanno fatto la mia stessa esperienza e detto o pensato frasi del genere: “Non riesco a sentire la voce del Signore.” “Mi sento lontano da Dio.” “Non capisco più il Signore come una volta.”
Certamente vi sono situazioni nelle quali Dio decide di farci attraversare periodi di SILENZIO dove la Sua indicazione non è chiaramente percepibile – e tantomeno le belle sensazioni spirituali – e neanche il senso della Sua presenza nella nostra vita.
Quando è questo il caso, ciò avviene per insegnarci a camminare per fede e fedeltà e non per sensazioni.


Esperienza o sensazioni. In passato ho condiviso con la Chiesa alcuni messaggi su questo tipo di esperienza (definita da Giovanni della Croce “la notte buia dell’anima”).
Voglio però sottoporvi un’altra circostanza in cui possiamo attraversare situazioni di silenzio di Dio nella nostra vita: in questo caso il problema non è che Dio non stia parlando, ma dipende dal fatto che siamo troppo concentrati su noi stessi per ascoltare.
Possiamo rischiare di essere così assorbiti dal nostro mondo, dalla nostra vita, dai nostri desideri, dai nostri bisogni... dal nostro comfort, dalla nostra protezione, dalla nostra posizione... da non riuscire a capire ciò che Dio ci sta dicendo o facendo.
Uno smartphone acceso con la fotocamera frontale aperta per fare un selfie. Immaginiamo questo: siamo alla presenza di Dio... ma invece di guardare Lui o al Suo Corpo (la Chiesa), apriamo la fotocamera frontale per vedere noi stessi.
Non ci rendiamo conto che stiamo trasformando il culto, la preghiera, persino il servizio cristiano in un selfie spirituale: stiamo lì, ma l’obiettivo è come appariamo noi e non come stiamo ascoltando Lui.
Pietro era con Gesù, ma stava ancora cercando di fare bella figura.
Pensiamo a quante volte preghiamo solo per “ottenere qualcosa” e non per ascoltare Dio o per conoscerLo meglio.
Possiamo vedere bene questa circostanza nel Vangelo di Luca. Gesù e i discepoli sono ancora a tavola.
Giuda sta per tradire Gesù.
Luca 22:21 ...qui a questa tavola, seduto tra noi come un amico, c’è l’uomo che mi tradisce...
22 I discepoli cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi mai fra di loro sarebbe stato capace di fare una cosa simile.
24 Poi si misero anche a discutere su chi, fra di loro, dovesse essere considerato il più importante.
E loro cominciano a interrogarsi a vicenda: “Chi è?” La conversazione passa da: “Signore, sono forse io?” a “Sarà lui?”

È come se discutessimo su chi ha cantato meglio durante il culto, mentre fuori c’è qualcuno che ha bisogno urgente di aiuto e/o preghiera.
Immaginiamo la tensione in quella stanza: accuse, sospetti, confronto. Pietro stava di fatto dicendo qualcosa come: “Beh, so per certo che non sono io, quindi dev’essere uno di voi!”
Magari ha pensato: “Tommaso, tu dubiti sempre... non hai mai fede in niente!”
Oppure a Giovanni: “Parli tanto di amore, ma poi hai quegli scatti d’ira... Gesù ti ha già rimproverato per questo chiamandoti ‘figlio del tuono’, lo sai bene!”
Pietro avrà probabilmente pensato o detto varie cose.
Magari avrà pensato: “Sono stato l’unico a uscire dalla barca per camminare sull’acqua! Voi altri siete solo un branco di perdenti!” “Ovviamente non sarò io a tradire Gesù!”
Sembra incredibile, ma proprio in questo momento dove Gesù rivela che uno di loro lo tradirà; i discepoli – non solo Pietro – stavano discutendo tra loro su chi fosse il più grande.
Ognuno cercava di mettersi in mostra. Ognuno di loro era concentrato su sé stesso.

Gesù sta per essere tradito... e nessuno dice: “Aspetta un attimo! Parliamone! Se tu sai chi ti tradirà, Signore, diccelo!” Erano troppo presi dal confronto, troppo occupati a litigare su chi avesse il primo posto, da non riuscire nemmeno a sentire cosa Gesù stesse dicendo.
A questo punto Gesù interviene.
Luca ci offre questo dettaglio che Marco tralascia, passando direttamente dalla cena al Monte degli Ulivi. Ma Luca ci racconta che proprio lì, in quel momento, Pietro rivendicava la sua posizione, parlava della sua consacrazione, del suo amore per il Signore.
Di fatto, tutto ruotava ancora intorno a sé stesso. È proprio in quel momento che Gesù lo guarda... NON con durezza, ma cercando di catturare la sua attenzione.
Lo chiama per nome.
Luca 22:31 Simone, Simone, Satana ha chiesto di vagliare ciascuno di voi come si fa con il grano.
“Simone, Simone...” Lo chiama col suo vecchio nome. Ricordiamo? All’inizio, Gesù gli aveva detto: “Tu sei Simone... ma ora sarai chiamato Pietro”
(Giovanni 1:42), perché aveva riconosciuto in lui una fede stabile sulla quale poter costruire.
Ma ora Gesù torna a chiamarlo Simone, perché Pietro è tornato ad agire e comportarsi come faceva prima di aver cominciato a camminare con Lui.
Nella mia vita personale ho scoperto che è possibile camminare con Gesù per molti anni... e rischiare di allontanarsi e diventare meno simili a Lui! Tutto questo avviene perché, nel percorso, abbiamo cominciato ad essere più concentrati su NOI STESSI che su di LUI.
Credo sia un rischio che riguarda TUTTI! Questi uomini erano stati FISICAMENTE con Gesù per anni! ...ma il loro stare vicini a Gesù non era più motivato da un amore per Lui, ma piuttosto da una loro ambizione personale.
Erano concentrati primariamente su quello che riguardava un loro tornaconto o vantaggio.
Quando un credente trasforma il proprio cammino con Cristo in qualcosa che riguarda sé stesso; comincia a camminare in un terreno molto pericoloso.
A volte possiamo servire in chiesa o aiutare qualcuno e dentro di noi ci immaginiamo un ‘premio invisibile’. Magari pensiamo: “Ora vedranno quanto sono bravo!”. Ma se il nostro cuore è motivato dal bisogno di riconoscimento, anche il nostro servizio più nobile può essere un’espressione d’orgoglio travestita da umiltà.
Pietro voleva morire con Gesù... ma non era ancora pronto a morire a sé stesso.
Gesù dice a Pietro:
“Simone, Simone” In altre parole: “Fermati! Ascolta! Svegliati! Non ci crederai, ma devi capire dove sei finito!”
E poi aggiunge:
“Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano.”
La parola originale “ha chiesto” qui è fortissima. È usata solo una volta in tutto il Nuovo Testamento. Significa che Satana ha fatto una richiesta diretta e molto specifica; vuole prendere, provare, scuotere, confondere, manipolare.

Notiamo che Gesù dice “ha chiesto di vagliarVi”; si sta riferendo a tutti i discepoli e non solo a Pietro. Pietro, però, si presenta come leader? Bene, allora Satana comincerà proprio da lui. Ma in realtà, Satana voleva attaccare tutti loro.
Tutto ciò mi porta a pensare a quello che Pietro stesso avrebbe scritto anni dopo nella sua prima epistola:
1 Pietro 5:8 Vigilate! State attenti al vostro grande nemico, il diavolo; egli si aggira come un leone ruggente cercando chi divorare.
9 Opponetevi a lui con fermezza e restate saldi nella vostra fede.

Qui Gesù sta dicendo: “Pietro, non ti rendi conto che, proprio ora che sei così preso dal tuo mondo, dal tuo ruolo, dai tuoi pensieri... e anche per questo motivo... Satana ti vuole attaccare?!”.
Questo è il pericolo di essere troppo preoccupati e concentrati su sé stessi.
È pericoloso vivere un cristianesimo in cui tutto ruota attorno a ciò che voglio, a come lo voglio, quando lo voglio, nel modo in cui lo voglio! Servire Dio solo finché mi dà ciò che desidero. Camminare con Gesù solo se Lui si allinea con il MIO piano e alle MIE aspettative.
È una circostanza molto pericolosa.
Questo atteggiamento, non solo mi impedisce di sentire ciò che Dio mi sta dicendo, ma mi espone direttamente all’attacco del nemico.
Gesù sta avvertendo Pietro (Simone)... Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano.
Quando si raccoglie il grano, poi lo si batte e poi lo si getta in aria per levare via la pula, i detriti, ciò che è leggero, inconsistente. Ma il chicco vero viene ripulito. Poi viene raccolto, macinato, e diventa farina.
Gesù ci ama così tanto da dirci la verità, anche quando questa ci mette a disagio. Anche se ci conosce più profondamente di chiunque altro, non si allontana da noi — ci avverte, ci protegge, intercede per noi.
“Satana ha chiesto di vagliarvi” non è una frase drammatica per impressionare. È una realtà spirituale che tocca anche noi oggi. La prova, la confusione, la tentazione non sono solo esperienze occasionali: sono parte della vita di fede. Ma Gesù, come con Pietro, sta pregando per noi, perché la nostra fede non venga meno.
Luca 22:32 Ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando ti sarai convertito, conferma i tuoi fratelli.
È come una persona molto presente nella vita di chiesa, sempre coinvolta, stimata da tutti, che però dentro sta combattendo una battaglia invisibile. A un certo punto, viene scossa da una crisi profonda — una perdita, un’ingiustizia, un fallimento — e, improvvisamente, le certezze sembrano svanire. Tutti si chiedono: “Cos'è successo?”
Eppure quella persona non è caduta d’improvviso: era già “vagliata” nel cuore da tempo. E forse nessuno — neanche lei stessa — se n’era accorto, perché troppo presa a "reggere il ruolo" più che a vivere in ascolto di Dio.
Dio permette delle situazioni in cui veniamo scossi — non per distruggerci, ma per rivelare cosa c'è davvero in noi.
Quando tutto sembra “volare via” nella nostra vita — emozioni, sicurezze, relazioni — quello che resta è il chicco. E se in te resta la fede, anche semplice ma vera, Gesù la userà per ricostruire tutto.


  

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